Il processo
Nel gennaio 1944, il processo di Verona vide la condanna a morte di cinque membri del Gran Consiglio fascista per aver votato la sfiducia a Benito Mussolini.
Le domande di grazia
Dopo la condanna, i condannati presentarono domanda di grazia che, secondo un accordo segreto, doveva essere respinta per evitare di esporre Mussolini alle critiche.
Il rifiuto delle domande di grazia
Il ministro della Giustizia fu escluso dal processo e la responsabilità di respingere le domande ricadde sul colonnello Italo Vianini, comandante della Milizia.
La decisione di Vianini
Inizialmente Vianini si oppose alla firma del rigetto, ma fu costretto a farlo sotto minacce e pressioni. Ottenne però una garanzia scritta da Pavolini e Ricci.
Il rigetto formale
Il 10 gennaio Vianini rifiutò per l’ultima volta, ma fu costretto ad accettare il giorno successivo. Le domande di grazia furono respinte, nonostante Mussolini fosse all’oscuro della decisione.
L’esecuzione
La mattina dell’11 gennaio, i condannati furono fucilati al poligono di tiro di forte San Procolo.
La responsabilità di Vianini
La decisione di Vianini, presa sotto forte pressione, ha suscitato molte polemiche. La sua responsabilità nell’esecuzione dei condannati a morte rimane oggetto di dibattiti storici.
Considerazioni finali
Il ruolo di Vianini nel processo di Verona è controverso e solleva interrogativi sulla vera natura degli eventi. La sua decisione, presa sotto costrizione, ha lasciato un’eredità complessa che continua ad essere oggetto di discussione.
Processo di Verona: Punti Chiave
- Nel gennaio 1944, sei gerarchi fascisti furono processati a Verona per aver votato contro Mussolini nel luglio 1943.
- L’Ordine del Giorno Grandi, che portò alla sfiducia nei confronti di Mussolini, fu interpretato come tradimento.
- Il processo fu organizzato dal Partito Fascista Repubblicano, che nominò il collegio giudicante.
- Il pubblico ministero chiese la condanna a morte per tutti gli imputati.
- Gli avvocati difensori sostennero che non c’era stato tradimento e che il voto era stato frainteso.
- Cinque imputati (Ciano, De Bono, Gottardi, Marinelli, Pareschi) furono condannati a morte; Cianetti ricevette 30 anni, poi ridotti.
- Gli imputati condannati a morte presentarono domanda di grazia, ma non furono inoltrate a Mussolini.
- Il ministro della Giustizia si rifiutò di inoltrare le domande, sostenendo che spettasse al Partito Fascista Repubblicano.
- Il colonnello Italo Vianini fu incaricato di respingere le domande di grazia, nonostante la sua iniziale opposizione.
- Le condanne a morte furono eseguite l’11 gennaio 1944 al forte San Procolo.
- Tra i condannati c’era Galeazzo Ciano, genero di Mussolini, le cui ultime parole furono: “Muoio senza odiare nessuno”.
- Edda Ciano fuggì in Svizzera con i diari del marito, che rivelarono la storia segreta del regime fascista.
- Il processo avvenne in un clima di rappresaglia e intimidazione, senza garanzie di un giusto processo.
Cosa avvenne a Verona nel 1944?
Il Processo di Verona, in cui furono giudicati e condannati a morte cinque membri del Gran Consiglio del Fascismo accusati di aver tradito Mussolini.
Chi era il Console Italo Vianini?
Un ufficiale della Milizia fascista incaricato di respingere le domande di grazia dei condannati a morte nel Processo di Verona.
Perché Vianini inizialmente si oppose?
Riteneva il tribunale politico e non voleva essere coinvolto nell’esecuzione dei condannati a morte.
In che modo Vianini fu costretto a firmare il rigetto delle grazie?
Sotto minacce e pressioni da parte di Pavolini e Ricci.
Come reagì Mussolini alla notizia delle esecuzioni?
Si lamentò della lentezza nel ricevere le domande di grazia e si disse addolorato per la morte del genero, Galeazzo Ciano.